Alienazioni padane #10
Nemmeno Rebecca Franzoni sembrava avere la faccia classica di quelli che poi muoiono giovani e tutto il paese poi si stringe attorno alla famiglia. Il parroco nulla sa di pulsioni sessuali estreme che portano all’annientamento dell’oggetto del desiderio come soluzione ultima di fronte all’inadeguatezza impotente e disperata. Nulla sa, quindi spara cazzate a vanvera nell’omelia.
Al cadavere della Rebby manca circa un etto di carne sotto il seno destro,la carne è stata asportata a morsi da una dentatura umana che si era attaccata alla sua costola quando era ancora in vita.
Poco sangue,quasi niente, succhiato dall’acqua morta del canale dal letto di cemento.
Cannibalismo.
Come estremo atto di possesso dell’amata. Don Federico cazzo ne sa. Organizza gite sull’ Appennino modenese con pellegrinaggio a qualche Madonna di pietra e braciolata finale.
Il parroco precedente era scappato con una venticinquenne rossa di capelli e di tette bianche generose e lentigginose, una bellezza piena e gastronomica. Lui forse due parole sensate nell’omelia oggi avrebbe potuto dirle; non sarebbero comunque state di conforto a nessuno, come nessuna parola potrà mai esserlo di fronte alle follie dell’animale più complesso.
Jusy è nella seconda fila con le amiche più intime, poco distante dai Franzoni, la madre ha già avuto due malori ma non ha voluto lasciare la chiesa, viso scavato, occhi segnati da pianto e psicofarmaci, fino a tre giorni prima era ancora un donnino dignitoso, con i suoi completi beige giacca pantalone Marella Burani, il marito comunque la tradiva con la segretaria e la tabaccaia di piazza.
Bell’uomo, ruvido, ma distinto. Non è ancora riuscito a piangere, sabato mattina si era presentato nell’aziendina di famiglia con gli operai in straordinario in nero che non riuscivano a guardarlo in faccia e non alzavano gli occhi dalle macchine a controllo numerico .
Il capo officina l’aveva abbracciato in lacrime, Franzoni si era sciolto freddo dall’abbraccio e aveva dato disposizioni sui codici da produrre per evadere gli ordini della settimana seguente, lui sarebbe stato assente per alcuni giorni.
Jusy schiaccia il fazzolettino sul suo bel visino, gonna plissettata nera, maglioncino d’angora sempre nero, capelli raccolti in una crocchia color rame, le lacrime scendono lente, il viso è un fantastico acquerello di colori caldi che colano in rosa e viola. Io sono uscito quasi subito dalla chiesa e mi sono unito ad altri giovani notabili del paese, l’odore dell’incenso e le croci mi fanno diventare gli occhi gialli e vomitare verde. I notabili ingabbiati nei Woolrich con le mani intascate e gli occhiali Calvin Kleine o Dolce & Gabbana vomitano discorsi già scritti e sperano in una testa di cazzo di giornalista che li venga a raccogliere. Solo Nicola Vercelli detto Nicaragua nei suoi discorsi lascia trapelare una versione interessante. Sì, insomma, la Rebby viaggiava sui quindici- venti maschi l’anno, spariva per dei mesi, e un suo amico di Ferrara gli aveva confidato che in un porno amatoriale girato in una villa veneta una tipa che si dava un gran da fare somigliava tantissimo alla Rebby. Della cosa non ne poteva esser certo, comunque, cazzo, la Rebby un po’ se l’era cercata. Bello stronzo, vaffanculo, il drappello era esploso indignato, cazzo, aspettate, non avete capito, non volevo dire che… te hai capito Ale, quello che volevo dire, mi sono espresso male, sì insomma…
Ho capito, ho capito che sei un bel figlio di puttana.
In realtà aveva commesso l’errore di dire a voce alta quello che pensavamo tutti. La sincerità come la stupidità sono davvero imperdonabili e spesso si tengono a braccetto. Che cazzo ne poteva sapere uno che si fa chiamare Nicaragua. La cassa era stata calata mentre il cielo si faceva sempre più grigio, la madre non ce l’aveva più fatta ed era stata portata via in ambulanza, il padre ancora non piangeva. Tredici giorni dopo sarebbe volato con la macchina nel Po in piena, dalle parti di Santa Maria Maddalena, in corpo aveva otto Roipnol ma a nessuno interessava l’autopsia. Le altre comparse del funerale avrebbero superato il lutto agevolmente, la natura umana metabolizza facilmente le sfighe degli altri.