LA VERITA’ E’ SOPRAVVALUTATA
Un giorno una ragazza che aveva impegato oltre cinque ore per fare la maratona di Roma si beccò il seguente commento su Facebook: Sei scarsa tu e pure chi è arrivato un’ora prima.
Ma è un episodio raro, che magari potete relegare tra le cattiverie, ma raro. Sta di fatto che è la verità: se impeghi cinque ore sei davvero scarso.
Quanto possiamo essere davvero sinceri nella nostra vita, intendo, nella vita di tutti giorni? Quasi mai. È tutto un reticolo di convenzioni, di buone maniere, compromessi, equilibri più o meno stabili da mentenere per portare a casa la giornata tendendo a distanza i conflitti. La collega che guarda solo la televisione, programmi di Rai 1 e Mediaset, dice che Garko è un grande attore, quella che ti dice Non ti piacciono i Moda perchè non capisci la poesia. Quelli che, come diceva Frankie Hi-Nrg , vorrebbero dar fuoco ad ogni zingara. Quelli che non sanno distinguere le notizie bufala su Facebook, perchè non hanno nessuna preparazione specifica su nulla ma commentano tutto in uno stato allucinato di perenne indignazione. Che fai? Dichiari guerra a metà umanità? No. Respiri forte e buonanotte. Cerchi di non farti sangue amaro, tiri dritto e non ti giri. Che fai con un tuo superiore in ufficio che non palesa alcuna qualità? Nulla. Aspetti la fine del mese. La tua busta paga.
E che fai quando un podista scrive che ha fatto un’ora e cinquanta in una mezza maratona e mette il suo faccione tutto felice su Facebook e si becca duecento I like? Avrai mai il coraggio di interrompere i vari commenti
(Sei un grande, Fenomeno, Pollicione su, Che determinazione, Avanti tutta, Mito, Ho sempre creduto in te, Campione, Mai più senza di te, Indistruttibile, Flash in the night, Gazzella, Mo’ chi lo sente Mo Farah, Sempre in forma, Bravo, Bravissimo, Continua e il sorriso è il premio più bello, Un grande runner, Un fulmine, Manine che fanno clap clap, Cuoricini con le zampette, Fiero di conoscerti, Massima stima, Hai vinto mi arrendo, E io che pensavo fosse un F16 a infrangere la barriera del suono) con un commento oggettivo, insomma:
siamo attrezzati per la verità? Siamo così adulti e disincantati da poterla sopportare?
Abbiamo davvero bisogno della verità? È un elemento sempre e solo positivo? Oppure è solo un ostacolo, qualcosa da scacciare come si scaccia un pensiero cattivo che ci increspa il sorriso, che senza sorriso non c’è selfie, ma non c’è nemmeno questa positività che sembriamo sempre costretti a manifestare?
La verità forse ci metterebbe in uno stato di cattivo umore che ci schiaccerebbe sul divanone centrale in salotto e non sulla ciclabile in tenuta atletica, la verità ci impredirebbe di sognare, di raccontarla agli altri la nostra favola, ma soprattutto di raccontarcela a noi stessi. Pochi la maneggiano, perchè non è mai molto popolare e chi pretende di maneggiarla risulta antipatico, e se tu vendi qualcosa (compreso l’editore di questa stessa rivista), meglio blandire il beginner quello che ti fa le domande strane che ti lasciano allibito: Devo correre di punta o appoggiare il tallone?
Questo pezzo lo sto scrivendo per una rivista che si chiama Correre. “Correre” è sempre una dimostrazione di efficienza fisica, è un verbo che mantiene una certa seduzione. Se corri con un pettorale sulla maglietta, se hai pagato un’iscrizione a una gara, questa certificazione è più evidente. Ma poniamo che si impeghi più di un’ora a fare dieci chilometri, siamo così certi che non convenga invece camminare velocemente piuttosto che correre così lentamente? La specie umana è quella più resistente perchè ha saputo attrezzarsi ai cambiamenti ma forse anche perchè ha fatto le scelte più convenienti. Se “correndo” impeghi oltre un’ora per fare dieci chilometri forse non ti conviene avere un entourage compiacente che vuole venderti a tutti i costi una scarpa (meglio due), un pettorale, un pacchetto volo_albergo_iscrizione, un kit di abbigliamento sportivo tecnicissimo. Che fa di tutto per convincerti che tu “corri”.
La verità è se vai molto piano che la tua spinta in verticale è troppo limitata, non c’è una fase di volo apprezzabile, e lo spostamento in orizzantale sarebbe consigliabile lo facessi camminando, quando la corsa è così lenta i sovraccarichi sono pericolosi per tendini, muscolatura, scheletro… la corsa, tanto venerata, è talmente infame che ti espone a rischi di infortuni sia che lo si faccia a livelli estremi e di eccellenza nella performance, e sia che lo si faccia a ritmi oggettivamente molto blandi. O troppo blandi.
Se tu rispondi al beginner che è inutile concentrarsi sulla tecnica (che lui chiamerà “stile”), che di certo la corsa è naturale, inutile concentrasi troppo, e andando piano lui il piedone sull’asfalto lo appoggia tutto bello pari, senza intervento della punta, non è una questione di scelta, se corri pianissimo questo succede, e lo appoggia per troppo tempo prima di rialzarlo per un’altra zampata, vedrai che sulla sua testa campeggerà un grosso punto interrogativo e stai certo che ti sei fatto un nemico.
Amico mio se fai una mezza maratona in un’ora e cinquanta sei scarso. Un podista scarso. Ma probabilmente sarai un bravo elettrauto, un bravo avvocato, marito, padre, professore, amante, dentista, notaio, volontario della protezione civile, infermiere, bancario… e chissà quante cose belle sarai. Ma come podista, scarso. Te lo scrivo qui perchè non ho il coraggio di scrivertelo su Facebook. 🙂
Articolo uscito sul mensile Correre